Tfr, liquidazione o fondo pensione, qual è la scelta migliore? I conti per chi ha 30, 40 e 50 anni

 

Considerando anche l’effetto fiscale, la previdenza complementare non teme confronti. Secondo la simulazione elaborata da Smileconomy, infatti, spostando il Tfr nel fondo pensione è possibile ottenere un maggior rendimento che, anche nello scenario più prudenziale oscilla da un minimo del 3% a un massimo del 3,5%. «La misura effettiva del guadagno dipende dall’età, dalla linea di investimento scelta e dallo scenario di andamento dei mercati, oltre che dai costi — spiega il fondatore di Smileconomy, Andrea Carbone —. Per simulare l’andamento dei mercati (e quindi calcolare il rendimento dei fondi pensione, ndr) non abbiamo considerato un solo scenario, ma 120 diversi scenari di possibili andamenti degli ultimi 20 anni, con metodo rolling». E il fondo pensione ne esce sempre vincitore.

Solo in un caso, tra quelli simulati, è il Tfr ad avere la meglio: quello di un 50enne con un reddito netto di 2.500 euro su 13 mensilità che, in uno scenario prudente (considera tutte le combinazioni di quando i mercati sono andati male e solamente i due terzi di quando sono andati bene), ha scelto di conferire il Tfr maturato e maturando in un fondo a rischio basso o alto. Lasciato in azienda il Tfr raggiungerebbe un montante di 140.120 euro, nel fondo a rischio basso di 138.087 euro e in quello a rischio alto di 138.741 euro. «La scelta, da un punto di vista di rendimento atteso, al netto di costi, fiscalità ed inflazione, direbbe quindi che, male che vada (scenario prudenziale), il Tfr conferito in una forma di previdenza integrativa potrebbe rendere lo stesso o poco più della liquidazione lasciata in azienda. Con l’attesa, però, che mediamente (scenario equilibrato) le cose potrebbero andare molto meglio, raddoppiando addirittura le risorse a disposizione al momento della pensione», conclude Carbone.

Vedi Fondo ARCO

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